L’opportunità per parlare del Mugello, un comprensorio naturale e ricco di storia a nord-est di Firenze, mi è offerta da “Viaggi e Viaggiatori”, un interessante libro di curiosità e aneddoti del territorio mugellano, redatto da Tebaldo Lorini, scrittore innamorato della propria terra, che partendo dalle cronache dei viaggiatori del Gran Tour dei secoli scorsi ne traccia un quadro assai originale e piacevole.
La conquista dei Medici
Ma andiamo con ordine: prima dell’arrivo dei Lorena arrivare in Toscana da nord era pressoché impossibile, perché i Medici ritenevano che un certo isolamento li proteggesse dagli eserciti nemici, soprattutto se dotati di artiglieria (lo spauracchio dell’epoca). Questa mancanza di collegamenti, isolò il Mugello fino al 1300 quando venne conquistato da Firenze insieme ad una parte della Romagna, che divenne la Romagna Toscana. Questo territorio contribuì da subito alle fortune della città gigliata, fornendo derrate alimentari e legname, ma anche cultura.
Le origini mugellane di Giotto e Beato Angelico
Sono infatti nati qui Giotto e il Beato Angelico e anche la signoria dei Medici ebbe origini mugellane. Scarperia, fortificata dai Fiorentini contro i nemici Ubaldini, ne fu il capoluogo, mentre Firenzuola, al di là dell’Appennino, fu l’altro baluardo a protezione di Firenze dalle aggressioni delle signorie romagnole.
I monumenti più importanti in Mugello sono le ville medicee di Cafaggiolo e Il Trebbio; la casa di Giotto a Vespignano e quella del Beato Angelico a Vicchio; molte pievi romaniche, fra cui quelle di S. Agata di Mugello, di Faltona, di S. Giovanni Maggiore e di Borgo S. Lorenzo; il Convento del Bosco ai Frati, che ospita un crocifisso di Donatello; la Villa Demidoff di Pratolino con annesso magnifico giardino, nel quale si trova la famosa fontana con il Colosso dell’Appennino del Giambologna.
Il ricordo di Fido
Da non perdere anche la sosta a Borgo San Lorenzo: ospita la statua di Fido, esempio unico di fedeltà canina. Per 14 anni infatti questo pointer inglese si è presentato quotidianamente alla stazione delle corriere per aspettare il proprio padrone, morto nel 1943 sotto un bombardamento aereo. Alla sua morte, nel 1958, l’amministrazione gli ha dedicato un monumento bronzeo, metà di migliaia di visite.
Natura incontaminata nel regno dei Marroni
Il Mugello si impone all’attenzione di un turismo responsabile come uno dei comprensori più naturali e incontaminati d’Italia, con una significativa produzione agricola, per buona parte di tipo biologica, con carne, latte e latticini, ortaggi e, da qualche anno, anche olio e vino. Una delle produzioni più importante è il marrone del Mugello I.G.P.
Ritornando a “Viaggi e Viaggiatori” e sfogliandone le pagine, ne scaturisce una nitida fotografia che comprende la tavola imbandita con i prodotti tipici del territorio, e il calesse, veicolo dei temerari viaggiatori, che si avventuravano lungo i sentieri, ai bordi del Sieve.
I protagonisti del Gran Tour
Le cronache dell’epoca (dalla metà del Settecento a fine Ottocento) sono firmate da illustri personaggi, dal barone di Montesquieu al marchese de Sade, da Wolfang Goethe a Herman Melville, da Mark Twain a Hermann Hess. Essi descrivono i loro viaggi in maniera molto reale. Gli alloggi erano freddi e sporchi in camere comuni, letti multipli e igiene inesistente con pulci e zecche assicurate. Non c’erano servizi igienici e bisognava arrangiarsi nella stalla o nell’orto, così da concimare le verdure della mensa!
I menù delle osterie erano molto spartani e sempre legati alla disponibilità stagionale: formaggio, pane e vino aspro non mancavano mai, insieme a zuppe di farro, fave, ceci, bietole, cavolo, cipolle e le immancabili castagne. Inoltre venivano offerte trippe e animelle, pollame e carni di maiale e agnello.
Nel 1870 Anna Muller si vide servita alla locanda delle Maschere uno stufato di maiale con la testa intera con occhi, ciglia e naso. Non andò meglio dieci anni dopo all’inglese William Beckford che cenò con verdure cotte e … interiora di corvo.
Un racconto macabro… ma vero
Addirittura raccapricciante il racconto di Stendhal di inizio ‘800 circa la traversata da Bologna a Firenze. Ecco un riassunto della sua cronaca sull’attività criminale all’interno di un albergo ai piedi della Raticosa: …Circa due anni fa, ci si accorse con terrore, che, nell’attraversamento dell’Appennino, i viaggiatori sparivano.
Una sera la tormenta costrinse un viandante spagnolo e sua moglie a fermarsi in un albergo malfamato di PietraMala, il villaggio dove ci troviamo ora: niente di più sporco e disgustoso, tuttavia l’ostessa, dotata di un volto orribile, portava anelli con diamanti. La donna dice ai viaggiatori che manda a prendere in prestito delle lenzuola bianche dal curato, a tre miglia di distanza. La giovane spagnola è terrorizzata da morire dall’aspetto della locanda. Il marito con un pretesto esce e parla con il vetturino senz’essere visto; quello, che aveva sentito parlare delle sparizioni di viaggiatori, aveva almeno altrettanta paura. Escogitarono rapidamente un piano d’azione. In presenza dell’ostessa, lo spagnolo le raccomanda di svegliarli al più tardi alle cinque del mattino. Il viaggiatore e la moglie affermano d’essere ammalati, mangiano pochissimo a cena, e si ritirano nella loro camera. Lì, morendo di paura, e tendendo l’orecchio, aspettano che siano cessati tutti i rumori nella casa, e verso l’una prendono la fuga e vanno a raggiungere il vetturino che già li stava aspettando a un quarto di lega, col cavallo e la carrozza.
Dopo il ritorno a Firenze, la polizia fu avvisata e riuscì ad arrestare un individuo sospetto che capitava spesso nell’albergo di Pietramala. Minacciato di morte, rivelò che il curato Biondi, il fornitore dei lenzuoli puliti a prestito, era il capo della banda, la quale arrivava alla locanda verso le due del mattino, quando i viaggiatori si supponeva dormissero. Per sicurezza, nel vino servito a cena c’era sempre dell’oppio. La prassi della banda era di uccidere i viaggiatori e far scomparire ogni traccia. Venivano tenuti soltanto il denaro e i gioielli, venduti poi a Genova. Scossa da quella confessione, la polizia sorprese tutta la banda a un gran pranzo nella parrocchia del Biondi: fu trovata in casa anche la degna ostessa, che mandando a prendere i lenzuoli dava alla banda il segnale che i viaggiatori degni delle sue cure erano arrivati alla locanda…
Gli indirizzi sicuri del Mugello
Dopo questa cronaca atroce d’altri tempi, neanche l’avesse scritta Hitchcock, torniamo ai giorni nostri, dove l’ospitalità in Mugello è esemplare e cordiale dappertutto e per farci perdonare, chiudiamo fornendo alcuni indirizzi di sicura affidabilità e la ricetta dei tradizionali Tortelli Mugellani.
Gli Indirizzi del Mugello
Palazzuolo sul Senio (FI)
La Bottega dei Portici (Lun)
055 8046580
(Anatra al Forno e Zuppa Inglese)
Scarperia (FI)
Antica Osteria Nandone 1908 (Dom sera e Lun)
055 846198
Loc. Omomorto
(Tappa obbligata sulla strada del Giogo per gustare la sua “ciccia”)
Locanda San Barnaba
055 8431125
(13 camere affrescate in ambiente familiare)
Barberino di Mugello (FI)
La Bottega del Cornocchio (Lun e di Sera)
055 8420107
(Tortelli Mugellani e Zuccotto)
Borgo San Lorenzo (FI)
Casa Palmira (stagionale)
055 8409749
S.S. 302 – Loc. Feriolo – Porcanto
(Squisita ospitalità in un’antica casa colonica)
Il Rifugio di Casa Volpi (agriturismo pren)
338 4581765
Via Luco Campagna 48
(Cucina del territorio con ottime materie prime)
Vicchio
Villa Campestri
055 8490107
Loc. Campestri
(Villa trecentesca immersa nel verde con ricca oleoteca)
Ricetta dei Tortelli Mugellani di Patate
Ingredienti (per 4 persone)
500 g di farina 0
5 uova fresche
1 pizzico di sale
per il ripieno:
1 kg di patate farinose
50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
2 spicchio d’aglio
1 manciata di prezzemolo fresco
noce moscata
sale
pepe nero
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
Preparazione
Lavate bene le patate e mettetele a lessare in acqua fredda con la buccia, così che trattengano il loro sapore e la loro sostanza il più possibile.
Mentre le patate cuociono, preparate la pasta Aggiungere poco sale. Appena pronta fate una palla e fatela riposare per 15 minuti.
Sbucciate le patate e schiacciatele bene. Unite il formaggio grattugiato, il pepe, la noce moscata e l’aglio che avrete fatto soffriggere leggermente insieme al prezzemolo nell’olio. Aggiustate di sale.
Tirate la sfoglia e tagliate dei quadrati di 5-6 centimetri. Mettete al centro del quadrato una piccola parte di impasto e poi richiudete con un altro quadrato di sfoglia.
Chiudere bene i bordi con l’apposita rotella e ripassate il giro con la forchetta.
Per la cottura ricordate di non cuocerli troppo. I tortelli di patate si condiscono con sugo di carne (anatra, coniglio, cinghiale, manzo), ma anche con burro e salvia.
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